Estratti

Alcuni incipit delle storie che ho raccontato a partire da accurate documentazioni ma sempre ispirate a un’intima adesione alle vite in cui mi immergevo.

Seguiti da alcune citazioni da altri autori a me cari.

Blues nella notte del Mississippi

Battiti del 19 giugno 2024 dal 29° minuto: Pino Saulo presenta il Blues…

Luigi Assandri. Collage

Non l’ho conosciuto, Assandri.
Mi hanno detto che nell’ultimo periodo della sua vita, da grande amante del ballo qual era, danzava, tutto
vestito di bianco, ovunque fosse possibile sui palchi delle balere improvvisate. E immagino che, negli anni precedenti, anche le sue forbici danzassero sulla carta intorno al suo pensiero.
La sua pazienza, costanza, intima adesione alla diffusione del verbo anarchico, della conoscenza delle figure più importanti dell’anarchismo, la sua missione per farle conoscere ai giovani sia attraverso gli scritti che attraverso le ‘figure’, si riflettono in questi collage.
Li guardo come momenti che il suo spirito libero mette insieme a partire dalla carta stampata, sua passione, alle carte in mezzo alle quali è vissuto, sempre ispirato da una spinta didattica ben lungi dall’essere mossa dal solo bisogno creativo anche se possiamo leggere questi collage come momenti di riflessione riposanti per il suo spirito battagliero.
Leggi altro

Insieme di insiemi

(…) Ed è proprio in questa casa che suono al campanello di Nene Martelli.
La casa mi è familiare. Riconosco la gioia di queste pareti piene di quadri e di colori che accompagnano la vita, dove ogni foglio, ogni oggetto, ogni foto diventa un rimando a un mondo più vasto dove donne uomini e bambini si sono incontrati in avventure appassionanti.
Nene non mi è ancora familiare ma è solo questione di pochi attimi: di fronte alla sua vita, raccolta in questi brevi capitoli, si apre uno scenario tra i più vivi e i più invidiabili da essere mai stati vissuti nella Torino degli anni Sessanta e Settanta. Sono gli anni in cui…

Leggi altro

Nella nuvola di Gianni Fenoglio con Nene Martelli

Un meraviglioso disegno

Doveva essere molto commosso Gianni Fenoglio quel 28 aprile del 1967 quando veniva inaugurata la sua personale all’ICAR, l’International Centre of Aesthetic  Research. Come lo immaginiamo in quella foto che lo ritrae impettito, come non era mai stato neanche da militare, in mezzo alle sue sculture, ghirigori plastici e dorati che lo circondavano?
Si stava chiudendo alle spalle un periodo difficile, un concentrato di ricordi, se ne stava preannunciando uno pieno di promesse, con tutta la voglia di recuperare il tempo perduto.

Nella nuvola di Gianni Fenoglio con Nene Martelli. Un meraviglioso disegno, a cura di CMG, Paola Caramella Editore, Torino, 2019

Tabula rasa

Un archivio è lo specchio della vita di una persona. Se quella persona ha perso ogni cosa a causa del bombardamento della sua casa d’infanzia, vuol dire che quello che la circonda oggi è frutto esclusivo della sua vita e dei suoi interessi. Se questa persona, in più, è una pittrice – anche se non più operante – si può dire che la sua famiglia stretta siano diventati i suoi quadri e la sua famiglia allargata le opere, i libri, i cataloghi dei suoi amici artisti, dei critici, degli amatori d’arte.
Se in più questa pittrice ha fatto parte di un momento particolare della vita artistica di un paese…

Tabula rasa. La storia dell’ICAR di Michel Tapié de Celeyran, Paola Caramella Editore, Torino 2020 

Gianni Milano, non solo beat

Maestro, poeta, anarchico

Volevo dire due parole su come è nato questo libro e introdurre la presentazione.
Ci siamo incontrati l’altr’anno quando, con il mio registratore e la mia penna, ho cominciato a frequentare la casa di Gianni.
Sono stata letteralmente travolta dalle parole sia scritte che parlate e a malapena riuscivo a tenermi a galla. Passato un po’ il tornado, ritiratami di nuovo a vita privata, ho messo sul piatto della bilancia quello che avevo raccolto e la bilancia ha fatto un salto tutto da una parte. È ritornata dritta dritta a Mombercelli nel 1938 dove Gianni è nato, passando dall’Argentina dove i nonni paterni erano emigrati dal Monferrato, ha fatto un salto a Trento per portar via Violetta, la mamma, fino alla vigna del suocero, ha fatto una puntata in Africa dove combatteva il padre di Gianni nel periodo coloniale… insomma, prima di giungere a Torino finalmente nel 1945, all’indomani della Liberazione, Gianni ci ha restituito di quel periodo pagine dense di poesia pur nella prosa.

Gianni Milano, Non solo beat. Maestro poeta anarchico, a cura di CMG, Nautilus, Torino, 2018

Via vai

Inventario di fine secolo delle case di città e le case di campagna

Le cose venivano inghiottite senza sapere né dove né quando sarebbero riapparse affidate alla memoria e all’amore. La stanza era sempre piena, ma si svuotava. Restava quell’aureola di polvere del passato che un po’ tristemente faceva l’appello in un’aula deserta. Una parete, un piano, uno scaffale si liberavano uno dopo l’altro e la musica riempiva gli spazi cercando di far sopportare la pena. Gli ultimi dieci libri, l’ultimo libro, sul comodino, La vita agra di Bianciardi… Quando finalmente ogni cosa dorme nella sua cassa, si può godere di un po’ di pace, far lievitare i pensieri. Una volta che gli scaffali sono vuoti è solo nella memoria che puoi afferrare le cose e quello che credevi perso per sempre perché non si poteva più toccare adesso si apre chiaro e lucido dentro di te e più forte è la sua presenza.

CMG, Via Vai ovvero inventario di fine secolo delle case di città e delle case di campagna, Raffaelli Editore, Rimini, 2002

Villino Hélène

Hendrik, il futuro scultore e Andreas, il pittore alla volta dell’America lasciando in patria un padre che forse beveva un po’ troppo. In America trovarono la fortuna, cioè chi fece studiare i due figli e un terzo più giovane, Arthur, che divenne musicista. A quel tempo era d’obbligo, per chi si interessava d’arte, un viaggio a Parigi e, proprio lì, compare Olivia che nello studio del pittore Howard (suo fratello) conosce Andreas e se ne innamora.

in CMG, Via Vai ovvero inventario di fine secolo delle case di città e delle case di campagna, Raffaelli Editore, Rimini, 2002

Qualcosa di felice

Ci s’immerge in un mondo senza finestre, in una camera oscura e si cominciano a sfogliare i ricordi. Presi in mano uno per uno, visti in controluce per scoprirne la fattura, la filigrana, i ripensamenti. L’elemento più significativo di quest’immagine è eletto a chiave del ricordo, titolo per evocarlo, richiamarlo alla mente. A volte è solo un’immagine, altre ha una sua storia, un suo profumo, una sua luce. Si porta dietro una miriade di riferimenti che creano una corrispondenza con altri. Il ricordo può essere sbiadito, cambiare tonalità col tempo, rimanere integro, se ben conservato. Tu quasi lo accarezzi, quando lo estrai dalla mente. L’occhio vi si posa, la mano lo prende delicatamente. Ora i ricordi puoi metterli insieme, vedere delle affinità mai scoperte, scoprire quello che avevano in nuce, i primi segni balenanti al tuo spirito.

Qualcosa di felice, L’Atelier Verde, Torino 2020

Il Fondo fotografico di Domenico Riccardo Peretti Griva

C’era ancora Mitì, Maria Teresa Galante Garrone, figlia di Domenico Riccardo Peretti Griva, quando, il 19 gennaio 2011, nella sua casa di via Grattoni a Torino, veniva formalizzato l’atto di donazione suo e della figlia Giovanna al Museo del Cinema del vasto fondo fotografico del padre (…)
E pensare che tutto era nato un po’ per caso, con l’acquisto della macchina fotografica di un suo collega universitario che partiva per l’Argentina, più per far piacere all’amico che per se stesso – come Peretti Griva ricorda in una intervista radiofonica del 1952 –, una Kodak pieghevole 6×9 con la quale scatta la prima fotografia …
CMG, Il fondo fotografico di Domenico Riccardo Peretti Griva conservato al Museo Nazionale del Cinema di Torino in “Il pittorialismo italiano e l’opera fotografica di Peretti Griva”, a cura di M. Antonetto e D. Reteuna, Silvana Editoriale, Milano 2017

Alfredo Cesare Reis Freire d’Andrade, nato a Lisbona il 26 agosto 1839, era sbarcato a Genova con il fratello Júlio nel 1854 per seguire la carriera commerciale a cui era dedita la famiglia ma in realtà quella data segnava l’inizio del suo Grand Tour in terra italiana attraverso lo stesso approdo che era stato qualche anno prima nel 1836 di Eugène Viollet-Le-Duc, suo celebre antesignano nelle vicende del restauro e dell’architettura ma con una connotazione radicalmente diversa da quella dei suoi predecessori che apriva la strada alla modernità.

CMG, Alfredo Cesare Reis d’Andrade, in Disegni del XIX secolo della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, in “Fogli scelti dal Gabinetto Disegni e Stampe”, a cura di Bertone V., Firenze 2009

Eredità di affetti e di ideali dal fronte della Grande Guerra

Ma la cosa incredibile è che un lavoro che non può essere limitato agli ultimi tre anni, ma continua da un secolo senza pausa, da quando, all’indomani della morte di Giuseppe ed Eugenio, il padre Luigi Garrone, prende un quaderno e allo scrittoio della sua vecchia casa di Vercelli inizia a ricopiare fior di fiore dalle lettere dei suoi figli, da quando un anno dopo, Luigi Galante cura l’edizione di Ascensione Eroica pubblicando proprio una selezione di queste lettere.

Da una vita all’altra. Eredità di affetti e di ideali dal fronte della Grande Guerra, a cura di Luca Brusotto e Chiara Maraghini Garrone, Edizioni Effedi, Vercelli, 2021

Per il fatto di essere donna. Ricordo di Maria Luisa Trebiliani

È un ricordo familiare, questo, di Maria Luisa Trebiliani dovuto alla lunga amicizia che legò la sua famiglia e in particolare la madre, la greca Dorina Cocotò, con la mia nonna, Barbara Maraghini Garrone unite dalla vita comune dei loro mariti nella Marina militare. (…) Ecco l’«amore razionale» di Maria Luisa per il luogo natio, ma anche «l’esigenza di conoscere e di comprendere» è componente essenziale delle sue ricerche, «il bisogno di indagare in un passato, che non è poi tanto lontano, e metterne in rilievo aspetti e momenti ancora ignorati o poco studiati, con la segreta aspirazione – che confesso sottovoce – di arrivare col passare del tempo a comporre un’opera grande, nuova, fondamentale! Invece ciò che ho scritto è tutto qui, in un modesto volumetto».

CMG, Per il fatto di essere donne: ricordo di Maria Luisa Trebiliani, in “Studium”, n. 4, luglio/agosto 2010, pp. 607-613

E se… di Yula de Meyer-Tam

Scrivere la mia vita è come scalare la sottile punta della mia anima e contemplare i paesaggi attraversati… essere così trasportata da questo slancio di bellezza che conduce l’essere sulle vette, accompagnata dalle palpitazioni del cuore. (…) . Così, nell’autunno della mia esistenza, desidero entrare dentro me stessa, abitare la mia vita per raccontarla, guidata non da un desiderio narcisistico di narrazione di sé, ma da un semplice desiderio di condivisione, da una volontà di trasmettere “quello che sono” ai miei figli, ai miei nipoti, agli amici. Con umiltà.
Leggi altro

Grazie alle montagne… Maddalena Gigli

Ogni anno, ai primi di agosto, Doues celebra a Champillon, allo sbocco della splendida conca di By, la festa degli alpini. Credo che chiunque sia salito in quell’occasione su quel prato a duemila metri ricordi la figura alta e snella di una vecchia signora con il fazzoletto bianco in testa e i pantaloni alla zuava del tempo che fu. Si chiamava Maddalena Gigli.

CMG, Maddalena Gigli, presentazione alla mostra, Doues (AO), 1999

Don Chisciotte, proposta per una mostra

in “Liliana Bastia. Biografia narrata

Liliana Bastia incontra Don Chisciotte in un momento difficile della sua vita, quando l’esperienza di un lutto infligge un dolore che disorienta il cammino. La figura del cavaliere viene fuori quasi in maniera casuale quando il processo di rielaborazione del passato si ricompone in quelle tessere una volta incise e ora ritagliate e si ricompone proprio in questa figura che decide di dar battaglia ai propri fantasmi in nome di un sogno e di un anelito di libertà.

CMG, Perché Don Chisciotte, proposta per una mostra in “Liliana Bastia. Biografia narrata”, Edizioni De Ferrari, Genova, 2021

La natura che verrà

L’incontro fortuito su un vecchio quaderno di una matita colorata e di un fiore

Chiunque abbia avuto a che fare con una casa antica, avrà trovato, prima o poi, in fondo ai bauli, quaderni di vario formato, diari, rubriche… con le pagine ormai ingiallite, con le righe stampate, il frontespizio con un riquadro a mo’ di etichetta per indicare la destinazione di quello che vi doveva essere contenuto. A volte sono scritti con una grafia altrettanto antica, altri sono appena cominciati, a volte, invece, sono completamente intonsi.
E viene una voglia irrefrenabile di prenderli e di destinarli a qualche scopo, ad un uso attuale. Un uso, però, che non può contenere semplicemente la lista della spesa o i conti, deve avere un suo fine speciale.
Da questo incontro casuale deve nascere quell’idea che consacrerà quel quaderno a durare ancora nel tempo.
Cosa viene in mente ad Andrea Armagni? A cosa destinerà questo diario medico? A una destinazione floreale. (…)
Leggi altro

La più anziana ha quasi ottant’anni; ma se le si domandasse che cosa ha significato per lei la vita, risponderebbe di ricordare le strade illuminate in occasione dei festeggiamenti per la battaglia di Balaclava, o di avere sentito gli spari dei cannoni a Hyde Park quando è nato il re Edoardo VII. Ma se le si domandasse, desiderando fissare il momento, con la sua data e la sua stagione, che cosa esattamente stava facendo lei il cinque aprile del 1868, o il due novembre del 1875, la sua espressione diventerebbe astratta: ci confesserebbe di non ricordare nulla. Poiché tutti i pranzi sono stati già serviti; i piatti e le tazze lavati; i bambini sono andati a scuola, poi si sono sparsi per il mondo. Non rimane niente di tutto ciò. Tutto è scomparso. Nessuna biografia, nessuna storia ci può dire una parola su tutto questo. E i romanzi, pur senza volerlo, inevitabilmente mentono.

Tutte queste vite, infinitamente oscure, sono ancora da registrare, dissi io…. E mi allontanai con il pensiero lungo le strade di Londra, sentendo la pressione di quel mutismo, l’accumulazione della vita non registrata, di quelle donne…

da Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf (1929)

Mi seguite? – diceva. – Ogni avvenimento è nello stesso tempo semplice e complicato. Questa è la legge fondamentale che regola il mondo. Non bisogna mai dimenticarlo. Anche nelle vicende che sembrano complicate, e in pratica lo sono, il movente è molto semplice. Tutto dipende da ciò che desideriamo, non c’è altro. Il movente si trova alle radici del desiderio, quindi ciò che conta è trovare le radici. Scavare sotto la superficie complicata della realtà. Scavare indefinitivamente. Scavare ancora e ancora fino all’estremità di quelle radici. In questo modo… ogni vicenda diventa chiara.

 da L’uccello che girava le viti del mondo, di Haruki Murakami (1994)

Jurij Andrèevič si sentì a disagio e uscì nel corridoio. Il treno, accelerando la corsa, attraversava i dintorni di Mosca. Correvano verso i finestrini e se ne allontanavano volando boschetti di betulle, ville una dietro l’altra e verande scoperte, piene di gente. Volavano via e scomparivano lontano nella nuvola di polvere, sollevata dal treno, girando su se stesse come in una giostra. Il treno fischiava e i fischi si moltiplicavano attraverso gli echi riposti e profondi del bosco.

D’improvviso, per la prima volta in tutti quei giorni, Jurij Andrèevič comprese con assoluta chiarezza dove fosse, che cosa gli fosse successo e che cosa lo attendeva fra un’ora, al massimo fra due.

Tre anni di cambiamenti, di ignoto, di partenze: la guerra, la rivoluzione, sconvolgimenti, sparatorie, scene di distruzione e di morte, ponti saltati, incendi, devastazioni. Tutto, di colpo, gli apparve come un enorme vuoto, privo di contenuto. Il primo vero avvenimento dopo tanta lunga dispersione era questo vertiginoso avvicinarsi del treno alla sua casa, ancora intatta, ancora esistente nel mondo, e della quale gli era cara ogni pietra. Ecco che cos’era la vita, ecco che cos’era l’esperienza, ecco che cosa inseguivano coloro che andavano in cerca d’avventure, ecco a che cosa mirava l’arte: ritornare a se stessi, ai propri cari, riprendere a vivere.

da Il dottor Živago, di Boris Leonidovič Pasternak, 1957

Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti, – dice quando la suoneria del telefono si è placata. – Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa – sì, io immagino che sia nella testa – ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi. Un po’ come le sale della biblioteca, con tanti scaffali. E per poterci orientare con sicurezza nel nostro spirito, dobbiamo tenere in ordine l’archivio di quella stanza: continuare a redigere schede, fare pulizie, rinfrescare l’aria, cambiare l’acqua ai fiori. In altre parole, tu vivrai per sempre nella tua biblioteca personale.

da Kafka sulla spiaggia, di Haruki Murakami (2002)